La storia della cremazione si inserisce in molte culture, nazionalità e religioni, dai tempi antichi fino ai giorni nostri. L’usanza crematoria esisteva già nel Neolitico e gli archeologici hanno dimostrato che la prima pratica crematoria risale a 17.000 anni fa in Australia.
La cremazione e l’inumazione, durante la tarda Età del Bronzo, erano considerate come le principali pratiche per il trattamento dei cadaveri. In alcuni territori, la cremazione aveva una connotazione positiva perché simboleggiava il passaggio dalla vita terrena all’aldilà. In altre parti del mondo, la cremazione, invece, rappresentava una vera e propria punizione. Per questo motivo, era riservata ai criminali e a tutti coloro che si opponevano al volere del monarca.
Nell’antica Grecia, la pratica crematoria divenne consuetudine e il corpo del defunto veniva bruciato insieme ad oggetti, suppellettili e doni votivi di vario genere per accompagnare il viaggio dell’anima verso il Regno di Ade, Dio degli Inferi.
Con l’evoluzione delle tradizioni funebri, il paganesimo dovette scontrarsi con il cristianesimo. La religione cristiana era fermamente contraria all’utilizzo della cremazione. I cristiani, a differenza dei pagani, consideravano il fuoco come un principio divino. Per questo motivo, credevano che non potesse essere sfruttato per il trattamento dei cadaveri. La sacralità del fuoco, dunque, ne impediva l’utilizzo per scopi funerari.
Secondo la fede cristiana, il defunto doveva essere sepolto nella nuda terra affinché l’anima potesse proseguire il suo viaggio verso la dimensione divina. La morte di Cristo e la sua resurrezione sono sempre state per i cristiani un esempio di fede, rifugio e salvezza. Nell’occidente postcristiano, si assiste alla comparsa di nuove pratiche funebri e la cremazione torna in auge. Perfino alcune chiese cristiane si sono pronunciate a favore di tale pratica, anche per una questione di tutela dell’ambiente.
Una delle religioni più diffuse nel Mondo Orientale, soprattutto in India, Nepal e Sri Lanka, è l’induismo. Una peculiarità del rito funebre induista è la pratica crematoria dei corpi. I riti che segnano i momenti della vita sono definiti “samskara”, letteralmente “sacramento”, e l’intero cerimoniale funebre si definisce “antyeshti”, “l’ultimo sacrificio”.
Gli indù ritengono che vita e morte siano parte del concetto di samskara e che l’obiettivo del popolo sia quello di raggiungere il “moksha”, ovvero lo stato trascendente dove l’anima viene assorbita dalla forza divina. Il funerale, come la nascita e il matrimonio, è un evento molto importante in India. Al funerale induista si legano numerose tradizioni e usanze, tra cui la cremazione del corpo defunto. Il rito funebre induista è scandito da 8 fasi principali:
La cremazione viene solitamente effettuata sulle rive del fiume Gange dove viene costruita una pira sulla quale i maschi più anziani della famiglia adagiano il corpo. A questo punto, spetta al figlio più grande cominciare a ruotare intorno alla salma tre o sette volte, prestandole il fianco destro e recitando un mantra propiziatorio. Sette gocce di burro vengono inserite nella bocca, nel naso e negli occhi del defunto. Successivamente, si dà fuoco alla pira, partendo dal cuore. Continua la recitazione dei mantra fino a quando il fuoco non si spegne.
Al termine del rogo, si è soliti versare dell’acqua sui resti e aspettare fino al giorno successivo per raccogliere le ceneri. La famiglia torna a casa, indossa vestiti puliti e un sacerdote giunge alla dimora per purificare l’ambiente con l’incenso. Tradizione vuole che le ceneri del defunto vengano disperse nel fiume Gange, le acque sacre della popolazione indiana.
La cultura nord-europea e vichinga era pervasa da un estremo militarismo. Quando qualcuno moriva, il corpo veniva cremato insieme alle armi da guerra, all’armatura e ad altri oggetti che raccontavano i successi in battaglia. Il corpo veniva adagiato sulla nave sulla quale il defunto aveva combattuto e dato alle fiamme. Insieme alla salma venivano bruciati servitori e provviste di cibo, perché il militante avesse tutto l’occorrente necessario per la vita ultraterrena. La nave veniva incendiata dalla famiglia e abbandonata alla corrente delle acque.
Trascorsi sette giorni dalla cremazione, la famiglia era solita organizzare un ricco banchetto per comunicare alla comunità la morte del guerriero. Al cerimoniale, chiamato “sjaund”, balli e canti servivano ad onorare la memoria del defunto e a festeggiare il suo arrivo nel Vahlalla, il paradiso dei combattenti. Da questa antica tradizione ha preso vita il rituale funebre nord-americano, in occasione del quale si è soliti organizzare una festa in onore del defunto per offrire da bere e mangiare a famiglia e amici.
Anche in Giappone, nel rispetto della tradizione buddista, la pratica crematoria è molto diffusa. Secondo la religione orientale, dopo il decesso, lo spirito del defunto rimane nel corpo ancora per qualche giorno. Per questo motivo, la salma viene lasciata da sola.
Il luogo in cui viene deposto il corpo della persona defunta viene purificato con incenso e adornato con ceri. Trascorso il tempo necessario per l’ascesa dello spirito, si procede con la vestizione del defunto, la quale prevede l’utilizzo dell’indumento tipico dei pellegrini del XVII secolo, un abito di colore bianco. Durante la celebrazione, un monaco presenzia alla veglia e accompagna il rituale con preghiere e orazioni.
Infine, il corpo viene deposto all’interno di una cassa in legno, all’interno della quale viene inserita una coroncina con 108 perline (in corrispondenza al numero dei mantra). I familiari e gli amici che partecipano al rito funebre non ricevono una foto del defunto, come solitamente succede in Italia e in altri paesi occidentali, ma un libro con gli insegnamenti del Buddha. Dopo la cremazione del corpo, le ceneri vengono raccolte in un’urna che viene collocata in una cappella funeraria a forma di piramide.
Durante la cremazione, il corpo del defunto viene bruciato, e non ridotto in cenere, all’interno di appositi forni crematori. Le ossa, rimaste integre, vengono successivamente ridotte in cenere dagli operatori autorizzati.
Stabilire un tempo univoco non è possibile. La durata media di un processo di cremazione è stimata a 3 ore.
Il costo della cremazione di un corpo si aggira intorno ai 2.500€-3.000€.