Accettare l’eredità di un defunto non solo comporta, di norma, alcune imposte da pagare allo Stato, ma potrebbe anche richiedere la presa in carico di diversi debiti non ancora saldati. Una volta presentata la dichiarazione di successione, infatti, gli eredi ripartiscono sia il patrimonio sia gli eventuali debiti del defunto.
Per evitare di contrarre i debiti, gli eredi possono scegliere di rinunciare all’eredità. In alternativa, è possibile decidere di accettare quest’ultima tramite il beneficio di inventario: secondo l’articolo 490 del Codice Civile questo atto permette all’erede di accettare l’eredità, separando al contempo il proprio patrimonio personale da quello del defunto. In questo modo gli eventuali debiti verranno pagati unicamente con il patrimonio della persona deceduta e nei limiti del suo valore.
Prima di accettare l’eredità, dunque, è bene verificare l’esistenza di eventuali debiti del defunto, così da valutare attentamente e consapevolmente la migliore scelta da prendere. Ma come conoscere i debiti del defunto in maniera corretta? Ecco alcuni suggerimenti fondamentali.
Il defunto potrebbe aver contratto dei debiti con le banche presso cui era cliente. Per accertarsi di questa possibilità, è necessario verificare se nell’ultimo luogo di residenza del defunto giungono richieste di pagamento o estratti conto. A questo punto è sufficiente recarsi presso l’ente creditore, farsi consegnare un’attestazione che riporti i debiti contratti dal defunto e valutare attentamente i costi e le possibili soluzioni.
Inoltre, a causa del fatto che non esiste un registro unico per tutti gli istituti di credito, se il defunto ha intrattenuto più rapporti con diverse banche sarà necessario recarsi presso numerosi sportelli e ripetere la medesima operazione.
Per verificare l’eventuale esistenza di debiti del defunto con l’Agenzia delle Entrate, è necessario presentare presso la stessa un’istanza di accesso agli atti e richiedere l’estratto ruolo, disponibile anche online. In questo modo si potrà certificare la presenza di contestazioni in corso e valutare i costi complessivi. Per poter richiedere questa documentazione è necessario essere in possesso del certificato di morte del defunto, del proprio documento di identità, del codice fiscale, della dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà nella successione e della delega di eventuali altri eredi.
Infine, i debiti del defunto potrebbero coinvolgere anche soggetti terzi. Si tratta, per esempio, di fornitori, specialmente se defunto, in vita, era un imprenditore ed esercitava la propria professione sotto forma di ditta individuale o di società per persone. Se, invece, il defunto era socio di una Srl, una Spa o una Sapa, allora i debiti contratti dalla società non vengono trasferiti né sulla persona né sugli eredi, i quali dunque non devono effettuare alcun pagamento.
Quando si accetta l’eredità del defunto è dunque fondamentale verificare l’eventuale presenza di debiti e valutare la scelta migliore e più vantaggiosa. I debiti possiedono una scadenza specifica: se il creditore, infatti, non sollecita il pagamento entro una certa data, allora il debito cade in prescrizione. I termini della prescrizione possono variare in base al tipo di debito e la prescrizione viene calcolata a partire dall’ultimo sollecito del creditore.
Attraverso un atto interruttivo della prescrizione il creditore può dimostrare di aver interrotto la prescrizione e aver sollecitato il pagamento del debito. Questa manovra deve essere dimostrata attraverso la necessaria documentazione. Occorre poi ricordare che la prescrizione viene interrotta dal momento in cui si riceve la raccomandata e non da quando essa è stata inviata dal creditore.
Come si è accennato, a diverse tipologie di debito corrispondono anche diversi termini per le scadenze. In generale, si possono distinguere due diversi tipi di debiti defunto prescrizione:
Esistono poi debiti più particolari i cui termini di prescrizione risultano molto più brevi. Per esempio, il bollo auto, il diritto dei notai per gli atti del loro ministero e il diritto dei professionisti a ricevere il compenso per l’opera prestata sono tutti esempi di debiti la cui prescrizione avviene dopo 3 anni.
Alcuni debiti, poi, vengono prescritti dopo appena 1 anno: si tratta delle rette scolastiche, del costo dei farmaci, delle rate dei premi assicurativi RC, furto e incendio e di svariate tipologie di abbonamento come quello alla palestra, alla piscina e ai centri sportivi.
Infine, è fissata la prescrizione a 6 mesi per le spese di vitto e alloggio presso una struttura alberghiera e per gli alloggi con o senza pensione.
I debiti del defunto in prescrizione non sono gli unici debiti che non vengono trasmessi agli eredi. Rientrano in questa tipologia anche numerose tipologie di debiti che è fondamentale conoscere per avere una visione completa e dettagliata prima di accettare o rifiutare un’eredità:
Occorre comunque ricordare che in molti casi, in particolare per quanto riguarda le sanzioni amministrative, gli eredi devono presentare un’istanza di sgravio. Succede spesso, infatti, che l’Ente Pubblico presenti un conto unico, non distinguendo le somme dovute dagli eredi e quelle non dovute.
I debiti del defunto vengono suddivisi tra gli eredi in base alla loro percentuale di eredità. La somma da versare, dunque, è corrisposta alla quantità di patrimonio di cui il singolo erede beneficia, ad eccezione dei debiti relativi alle imposte (Irpef) e all’imposta sulle successioni, per le quali sussiste una responsabilità solidale di tutti gli eredi.
Ciascun beneficiario del patrimonio del defunto risponde unicamente della propria percentuale di debiti e il suo inadempimento non ricade in alcun modo sugli altri eredi. Questo significa che se un creditore non ottiene il pagamento di un debito da un erede, non può richiederlo agli altri.
I debiti vengono contratti da un erede nel momento in cui quest’ultimo sceglie di accettare l’eredità del defunto. Se tutti gli eredi rinunciano al patrimonio, dunque, i debiti non cadono in successione e, perciò, nessuno è tenuto a pagarli.