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Chi eredita i debiti del defunto?

Se, alla propria morte, il defunto non ha ancora saldato i debiti contratti in vita, il pagamento degli stessi passa nelle mani degli eredi
Pubblicato il 23 Novembre 2021 | ultima modifica 28 Dicembre 2021

Come funziona la successione per i debiti del defunto

Chi eredita i debiti del defunto? Una volta accettata l’eredità, il beneficiario contrae anche alcuni debiti del defunto. Di norma, infatti, chi eredita i debiti del defunto acquista sia i crediti sia i debiti in proporzione alla percentuale di patrimonio ereditata. I legatari, ovvero i soggetti che ottengo uno o più beni specifici, non devono invece pagare alcun debito.

La trasmissione di un’eredità ai diversi beneficiari non è un passaggio automatico. Alla morte di un defunto, infatti, i possibili eredi devono scegliere se accettare o meno l’eredità entro 10 anni dalla data di decesso. L’accettazione dell’eredità può essere “espressa”, ovvero effettuata mediante un documento formale, oppure “tacita”: in questo caso si tratta di un’accettazione implicita espressa attraverso determinati atti. Inoltre, l’accettazione può essere di tipo semplice oppure con il beneficio di inventario. Nel secondo caso l’erede decide di non fondere il proprio patrimonio con quello del defunto.

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Debiti del defunto: chi paga e quando

I debiti del defunto, dunque, vengono ereditati dai beneficiari del patrimonio previa accettazione dell’eredità, sia essa espressa oppure implicita. Chi eredita i debiti del defunto, per evitare di pagarli, può rinunciare all’eredità presso un notaio oppure davanti al Cancelliere del Tribunale di competenza. La rinuncia va effettuata entro 10 anni dalla morte del defunto e non può essere revocata. Se si possiedono alcuni beni del defunto, come nel caso di un convivente, allora il chiamato all’eredità deve fare un inventario entro 40 giorni e accettare o meno l’eredità entro 3 mesi dalla data del decesso.

Ai sensi dell’articolo 752 del Codice Civile, i debiti del defunto vengono divisi proporzionalmente alle quote possedute da ciascun erede. Tale ripartizione avviene in maniera automatica in seguito all’apertura della successione e senza cadere in comunione ereditaria, così da tutelare i creditori: questi potranno infatti richiedere il pagamento del debito immediatamente e senza dover attendere l’avvio e la conclusione del procedimento di divisione ereditaria.

Occorre poi sottolineare che il de cuius può anche decidere di ripartire i debiti ereditari diversamente. Il defunto, infatti, ha la possibilità di stabilire che tutti gli eredi siano solidamente obbligati al pagamento, oppure può limitare il peso delle obbligazioni ad alcuni di essi, o ancora stabilire la distribuzione dei debiti in misura diversa a quella delle quote.

Quali sono i debiti che si trasmettono agli eredi?

I debiti del defunto che passano agli eredi possono essere di svariati tipi. In generale, essi comprendono i debiti con le banche, quelli con lo Stato e i debiti verso soggetti terzi. Per quanto riguarda le società di capitali, invece, i debiti non ricadono sulla persona né, dunque, sugli eredi. Gli esempi di debiti che si trasmettono agli eredi sono dunque numerosi e comprendono:

  • rate del mutuo;
  • Iva;
  • bollo auto;
  • canone Rai;
  • imposte sull’abitazione;
  • debiti con privati;
  • imposta di registro;
  • bollette insolute;
  • spese condominiali dei 2 anni precedenti alla data del decesso.

Come si è visto, chi eredita i debiti del defunto deve farsi carico di numerose spese. Per questo motivo, è fondamentale conoscere tutte le tipologie di debiti che invece non si trasmettono agli eredi e che non devono essere dunque saldati da questi ultimi.

Quando un erede non deve pagare i debiti del defunto

Contrariamente ai debiti trasmissibili agli eredi, quelli che non devono essere pagati dai beneficiari di un patrimonio riguardano principalmente diversi tipi di sanzioni. In particolare, comprendono:

  • sanzioni amministrative;
  • multe stradali e sanzioni penali;
  • debiti in prescrizione.

Sanzioni amministrative

Tutte le sanzioni fiscali dovute ad omesso o tardivo pagamento delle imposte non devono essere versate dagli eredi. Questo, tuttavia, non esenta i beneficiari del patrimonio dal pagamento delle imposte stesse, quanto dal versamento delle corrisposte sanzioni. Rientrano in questa casistica tutti i debiti di carattere tributario che sono stati maturati sia nei confronti degli enti pubblici, sia nei confronti dell’INPS o dell’INAIL. Sono poi compresi anche i debiti per le cartelle esattoriali emesse dall’Agenzia delle Entrate e della Riscossione.

Le sanzioni penali e le multe stradali

Gli eredi sono esenti anche dal pagare le sanzioni penali emesse nei confronti del defunto. Queste, infatti, comprendono spesso multe e ammende che però non cadono in successione all’accettazione dell’eredità. Inoltre, le multe corrisposte alla violazione del Codice della Strada godono di intrasmissibilità verso gli eredi, i quali dunque sono esentati dal loro pagamento.

Debiti caduti in prescrizione

Il caso più particolare e complesso è sicuramente quello dei debiti caduti in prescrizione. I creditori hanno infatti un certo limite di tempo entro cui riscuotere il proprio credito: scaduto questo periodo il debito viene annullato, ovvero cade in prescrizione. Affinché ciò non avvenga, i creditori possono inviare un sollecito al debitore e richiedere il pagamento del debito. Le scadenze possono essere diverse in base al tipo di debito contratto:

  • 10 anni: si tratta del caso più tradizionale. Hanno una prescrizione di 10 anni i debiti quali contratti, imposte dovute allo Stato, prestiti personali e obbligazioni unilaterali;
  • 5 anni: per alcune tipologie di debiti la prescrizione è fissata a 5 anni. Per esempio, rientrano in questa casistica tutte le tipologie di affitti, il capitale nominale dei titoli di Stato, le annualità delle rendite perpetue o vitalizie, le spese condominiali, le rate dei mutui e le bollette per le varie utenze domestiche come acqua, telefono, rifiuti, luce e gas;
  • 3 anni: sono poi soggette ad una prescrizione di 3 anni alcuni debiti particolari quali il bollo auto, il diritto dei notai per gli atti del loro ministero e il diritto dei professionisti a ricevere il compenso per l’opera prestata;
  • 1 anno: alcuni debiti vengono prescritti dopo appena 1 anno ed è il caso delle rette scolastiche, del diritto degli ufficiali giudiziari a chiedere il compenso degli atti da loro compiuti, del diritto dei farmacisti di volere il pagamento del prezzo dei prodotti, delle rate dei premi assicurativi RC, furto e incendio e di numerose tipologie di abbonamenti come quello in palestra, in piscina o nei centri sportivi;
  • 6 mesi: infine, rientrano in questa casistica le spese di vitto e alloggio presso una struttura alberghiera.

Da ultimo, occorre sottolineare che ogniqualvolta una cartella di pagamento contiene la richiesta agli eredi di versamento di somme non pagate dal defunto, questi possono chiedere lo sgravio delle sanzioni eventualmente presenti nell’atto. Per esempio, può capitare che l’agente di polizia notifichi una multa stradale del defunto agli eredi, non curante del fatto che questi ultimi non devono versare alcuna somma di denaro.

Domande frequenti

Chi deve pagare i debiti in caso di defunto nullatenente?

Se il defunto non possiede alcun tipo di bene, i chiamati all’eredità possono rinunciare al lascito e non pagare eventuali debiti. Può succedere che il defunto sia diventato nullatenente dopo aver elargito donazioni mentre era ancora in vita: in tal caso, i familiari che rinunciano all’eredità non sono tenuti a rinunciare ai beni ricevuti in donazione.

Che cos’è l’accettazione con beneficio di inventario?

Secondo l'articolo 490 del Codice Civile, l'accettazione con beneficio di inventario è un atto attraverso il quale una persona accetta l’eredità, separando però il proprio patrimonio da quello del defunto. In questo modo, il saldo dei debiti coinvolge esclusivamente il patrimonio di quest’ultimo e non quello dell’erede. Tale misura è resa obbligatoria quando sono coinvolti soggetti più deboli che necessitano di particolari tutele.

Che cos’è la dichiarazione di successione?

La dichiarazione di successione è un adempimento obbligatorio di natura prevalentemente fiscale con il quale si notifica all’Agenzia delle Entrate il subentro degli eredi nel patrimonio del defunto. In questo modo, si possono determinare le imposte dovute sulla base della normativa vigente. Occorre sottolineare che la dichiarazione di successione non coincide con l’accettazione dell’eredità.

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