Psiche

Affrontare il lutto con i gruppi di auto mutuo aiuto

La D.ssa Elisa Pierotti ci racconta dal punto di vista psicologico l’esperienza dei gruppi di auto mutuo aiuto nel lutto e il suo ruolo di “facilitatore”
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Pubblicato il 11 Novembre 2021 | ultima modifica 20 Maggio 2022

I gruppi di auto mutuo aiuto nascono anche perché una delle tristi conseguenze dell’aver subito un lutto è il senso di solitudine che si genera quando la persona cara non è più al nostro fianco. Ci si sente soli, anche quando si è tra parenti e amici. Si ha la sensazione di non essere capiti, che gli altri cerchino di aiutarci, sì, ma senza riuscire a comprendere fino in fondo la profondità del nostro dolore.

Solo chi ha già vissuto un momento altrettanto devastante, pensiamo, è davvero in grado di condividere con noi una condizione tanto particolare e intensa. Per questo sono stati creati i “Gruppi Auto Mutuo Aiuto” legati al lutto. Ne parliamo con la dottoressa Elisa Pierotti, psicologa, che in questi gruppi ricopre il ruolo di facilitatore.

Che cosa sono i gruppi di auto mutuo aiuto?

«I gruppi di auto mutuo aiuto sono momenti aggregativi che riuniscono persone che non si conoscono, che stanno vivendo un’esperienza legata a un lutto recente e che scelgono di condividerla al fine di averne un aiuto dal punto di vista psicologico. Si tratta di ottenere, e al tempo stesso dare, un sostegno alle debolezze e insicurezze che si accompagnano a una perdita luttuosa. È un’esperienza basata sull’incontro, sulla conoscenza, sulla condivisione e sul confronto».

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Qual è il ruolo del “facilitatore”?

«Il facilitatore nell’auto mutuo aiuto ha il compito di “facilitare”, appunto, la comunicazione all’interno del gruppo. Il facilitatore non deve essere per forza uno psicologo, nella vita può fare tutt’altro, non è uno specialista. È una persona però che ha conseguito una specifica preparazione ed è esperta di auto mutuo aiuto. Molto spesso il facilitatore ha vissuto in precedenza un’esperienza simile a quella dei componenti del gruppo, perché nel suo ruolo di coordinamento deve anche sapersi mettere in gioco, parlando di sé proprio come fanno gli altri. È importante che questo avvenga, perché i partecipanti si sentono così più accolti, più compresi di quanto non potrebbe accadere con una persona preparata, sì, ma che non ha vissuto un’esperienza di questo tipo».

Come funzionano gli incontri di auto mutuo aiuto?

«Gli incontri di auto mutuo aiuto organizzati nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale sono gratuiti. I gruppi sono in genere formati da un numero di persone che può andare dalle 2-3 alle 10-12. La frequenza è un incontro della durata di circa 1 ora e mezza ogni due settimane, in cui ogni persona racconta la sua storia, le difficoltà, le fragilità, le problematiche affrontate, ma anche i successi ottenuti nel lasso di tempo intercorso tra una riunione e l’altra. Si condividono esperienze che, anche se all’apparenza possono sembrare identiche perché la mancanza riguarda persone che occupavano lo stesso ruolo (madre, padre, marito, moglie, compagno, compagna, figli, ecc.) in realtà non lo sono mai, perché ogni storia è diversa dalle altre».

Qual è il beneficio principale di questi gruppi?

«L’importanza dell’auto mutuo aiuto è quella di sentire vicine a sé persone che vivono qualcosa di simile a te. Anche gli altri componenti del gruppo, come te, provano dolore, senso di solitudine, smarrimento, difficoltà di tornare a vivere o anche di riuscire a malapena a sopravvivere. Persone che condividono la devastazione che hai dentro, che capisci e che ti capiscono al volo, con cui non hai bisogno di spiegarti o di giustificarti per i momenti di debolezza e sconforto».

L’auto mutuo aiuto nel lutto funziona?

«Sì, perché il gruppo di auto mutuo aiuto è composto da persone che ti capiscono perché stanno vivendo la tua stessa situazione. E in questa situazione ti capiscono anche più dei parenti o degli amici con cui hai un legame stretto e duraturo. Un altro punto fondamentale dell’auto mutuo aiuto è il fatto che ci si aiuti a vicenda: io cerco e ottengo aiuto ma al tempo stesso lo do agli altri. Quando parlo mi libero delle mie pene e aiuto l’altro a liberarsi dalle sue, e viceversa. È un aiuto continuo, che circola in tutte le direzioni senza mai interrompersi».

Qual è il meccanismo psicologico che si innesca?

«Tra i partecipanti nasce l’esigenza di aiutarsi. Il gruppo diventa una grande forza, in cui se qualcuno tende ad “andare giù” ci sono tante altre persone che lo aiutano a “tirarsi su”. È un insieme che si rivitalizza ogni volta che si verifica l’arrivo di un nuovo componente. Le nuove persone sono vere e proprie risorse per chi è già nel gruppo: provocano curiosità, voglia di conoscere nuove esperienze e ti permettono di ricordare da dove vieni e quanta strada hai nel frattempo percorso. Se non ci fossero nuove entrate, questo sì, i gruppi tenderebbero un po’ a implodere su sé stessi, correndo il rischio di entrare in una poco produttiva fase di routine. I nuovi arrivati sono la linfa vitale che impedisce che questo accada».

Quanto dura un gruppo di auto mutuo aiuto?

«Non c’è una durata definita nell’auto mutuo aiuto, ognuno ha i suoi tempi. Si tratta di un gruppo aperto, che non prevede alcun obbligo di presenza, uno può entrarvi e uscirvi quando lo ritiene necessario. C’è un momento in cui la persona avverte il bisogno di lasciare il gruppo perché sente che il suo percorso di elaborazione del lutto è terminato. Questo non vuol dire che abbia l’esigenza di uscire immediatamente dal gruppo, spesso anzi vi si trattiene un po’ più del dovuto anche perché prevale il desiderio di aiutare chi ancora non si sente pronto all’abbandono. Però a un certo momento è giusto riuscire a voltare pagina, ad andare oltre e tornare a vivere una propria vita “indipendente”».

Si possono verificare situazioni di “fallimento”?

«Devo dire che nella mia esperienza questa eventualità negativa si è presentata molto raramente. Un insuccesso può riguardare persone che in realtà avrebbero bisogno di altro, probabilmente di percorsi di terapie mediche e psicologiche più specifiche. O persone che presentano problematiche che erano già presenti prima del lutto, sia psicologiche sia fisiche come uno stato di solitudine, la mancanza di un lavoro, l’assenza di una rete famigliare di supporto… situazioni per cui il lutto va solo ad aggiungersi a una condizione già di per sé complessa».

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