Introdotta per la prima volta nel 1862 con lo scopo di ridistribuire equamente le ricchezze, la tassa di successione è una delle imposte ancora oggi più discusse in Italia. Si tratta di una tassa che colpisce i beni ricevuti in eredità come beni mobili e immobili, diritti reali sugli immobili, denaro, crediti e obbligazioni.
Dalla morte del defunto ed entro i 12 mesi successivi, gli eredi, i legatari e i chiamati all’eredità devono presentare la dichiarazione di successione, senza la quale si incorre in pesanti sanzioni amministrative. Una volta certificata tale dichiarazione, l’Agenzia delle Entrate liquida il versamento dell’imposta da pagare entro 60 giorni, offrendo la possibilità di rateizzare il pagamento se la tassa supera un certo importo stabilito.
L’attuale tassa di successione è stata introdotta nel 2006 con il Governo Prodi e prevede diverse aliquote e franchigie in base al grado di parentela degli eredi. Inoltre, sono esenti dalla tassa di successione numerosi tipi di beni come titoli di Stato italiani e di altri Paesi UE, il TFR, i veicoli iscritti nel Pubblico Registro Automobilistico, aziende, rami di aziende e quote di controllo in società capitali.
Come si è già accennato, il costo della tassa di successione varia in base al grado di parentela degli eredi a cui è destinato il patrimonio del defunto. In particolare, la Legge prevede differenti franchigie e aliquote, come illustrato di seguito:
Il calcolo della tassa viene effettuato direttamente dall’Agenzia delle Entrate in base alla dichiarazione di successione presentata dagli aventi diritto all’eredità.
L’imposta patrimoniale, chiamata anche semplicemente patrimoniale, è un provvedimento fiscale che colpisce il patrimonio sia mobile sia immobile di persone fisiche e giuridiche. Va sottolineato che si parla di imposta e non di tassa in quanto quest’ultima è generalmente corrisposta a fronte di un servizio ricevuto, mentre l’imposta non trova un riscontro immediato in termini di servizio
L’imposta patrimoniale, inoltre, può distinguersi in fissa o variabile:
La patrimoniale, dunque, colpisce il capitale detenuto dal contribuente, gravando su beni mobili e immobili che si possiedono sia in Italia sia all’estero. Questa imposta può essere periodica, ovvero quando viene versata con cadenza regolare, tipicamente annuale, oppure “una tantum” o “straordinaria”, quando, invece, viene applicata una sola volta e senza alcuna periodicità.
Oltre alle distinzioni fatte poco sopra, la patrimoniale può essere suddivisa in due ulteriori categorie:
L’imposta patrimoniale in Italia, dunque, non colpisce tutto il patrimonio di un contribuente ma solo alcune sue parti. Oltre alla già citata IMU, sono esempi di patrimoniale anche le imposte catastali e la tassa di successione.
La tassa di successione e l’imposta patrimoniale, dunque, agiscono entrambe sul patrimonio. Tuttavia, mentre la prima è una vera e propria tassa che gli eredi sono obbligati a pagare secondo i criteri già osservati, la patrimoniale è un’imposta che spetta al contribuente ancora in vita. Il patrimonio può essere di qualsiasi tipo: case, soldi, gioielli, azioni e obbligazioni sono tutti esempi validi e sui quali grava un’imposta.
Si può dunque affermare che la tassa di successione è una tipologia particolare di imposta patrimoniale, in quanto grava sul patrimonio del defunto, ovvero sulla sua disponibilità di ricchezza, ma viene pagata dai beneficiari dell’eredità. Tuttavia, sarebbe sbagliato ritenere identici i due provvedimenti fiscali in quanto, come si è visto, possiedono caratteristiche e scopi molto differenti tra di loro.
Il patrimonio è l'insieme di beni mobili e immobili che una persona fisica o giuridica possiede in un determinato momento. Corrisponde, dunque, alla ricchezza reale del soggetto e viene espresso solitamente in termini monetari.
L’imposta patrimoniale viene calcolata sulla base della disponibilità di ricchezze del contribuente, indipendentemente dal reddito. Ad esempio, la patrimoniale sugli immobili dipende dalle caratteristiche della casa, non dal reddito di chi ne è proprietario.
Nel caso di omessa dichiarazione, occorre pagare una sanzione che va dai 250€ ai 1.000€, se non sono previste tasse di successione. Nel caso in cui, invece, siano comprese queste imposte, la sanzione va dal 120% al 240% della tassa dovuta. In questo caso, se la dichiarazione di successione viene presentata con un ritardo non superiore ai 30 giorni, la sanzione può essere ridotta della metà.