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Quando conviene scegliere la rinuncia all’eredità

I chiamati all’eredità possono presentare un atto di rinuncia, conveniente quando i debiti dell’asse ereditario superano il patrimonio e i crediti
Pubblicato il 23 Novembre 2021 | ultima modifica 28 Dicembre 2021

In cosa consiste la rinuncia all’eredità

Prima di vedere se e quando conviene la rinuncia eredità, è necessario sapere in cosa consiste questo atto e cosa esso comporta. Alla morte del defunto, i chiamati all’eredità che intendono accettare il patrimonio devono presentare entro 12 mesi la dichiarazione di successione, ovvero un documento attraverso cui l’Agenzia delle Entrate determina le imposte dovute sulla base del quadro normativo in vigore.

Se invece gli eredi scelgono di non accettare il patrimonio del defunto, devono presentare una dichiarazione scritta presso un notaio oppure il Cancelliere del Tribunale competente, ovvero il Tribunale dell’ultimo domicilio del defunto. Rinunciando ufficialmente all’eredità, i potenziali beneficiari rimangono completamente estranei ad essa e non sono più coinvolti nella spartizione di beni, crediti e debiti.

Inoltre, occorre sottolineare che la rinuncia è revocabile in qualsiasi momento a patto che l’eredità non sia già stata acquistata da altri e fino a che il diritto di accettarla non è prescritto. Infine, è bene ricordare che il chiamato all’eredità che ha sottratto o nascosto beni spettanti all’eredità stessa decade immediatamente dal diritto di rinunciare e viene considerato erede puro e semplice.

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Quando conviene: i debiti del defunto

Ma perché un erede dovrebbe rinunciare alla sua parte di patrimonio del defunto? Generalmente, questo avviene quando l’eredità è gravata da pesanti debiti che superano il patrimonio e i crediti ereditabili. I debiti del defunto, infatti, vengono trasmessi a chi si fa carico dell’eredità e devono essere dunque pagati dai beneficiari del patrimonio.

La rinuncia all’eredità, quindi, è la soluzione migliore quando i debiti del defunto sono troppo consistenti. In alternativa, è anche possibile accettare l’eredità con il beneficio di inventario: in questo modo si può mantenere distinto il proprio patrimonio da quello del defunto, facendo in modo che i debiti ricadano unicamente su quest’ultimo.

Va poi sottolineato che non tutti i debiti sono trasmissibili. Le sanzioni del defunto, per esempio, non devono essere pagate dagli eredi, siano esse amministrative, penali oppure dovute all’infrazione del Codice della Strada. Inoltre, anche i debiti caduti in prescrizione sono esenti dalla trasmissibilità verso gli eredi, in quanto i creditori non possono più esercitare il diritto di pagamento, essendo scaduto il termine utile entro il quale sollecitare il debitore a versare la somma di denaro.

Costi della rinuncia all’eredità

Prima di procedere con questa decisione, è bene conoscere perfettamente tutti i costi della rinuncia all’eredità e il procedimento corretto. Come si è visto, infatti, la rinuncia può essere effettuata presso il Cancelliere del Tribunale oppure tramite notaio: in base alla strada percorsa, i costi dell’operazione cambiano sensibilmente.

Se si decide di rinunciare all’eredità tramite il Cancelliere del Tribunale, i costi comprendono:

  • il costo delle due marche da bollo da 16,00€, di cui una per la rinuncia e una per il ritiro dell’atto;
  • 200,00€ di imposta di registro, da versare presso l’istituto bancario o l’ufficio postale tramite il Modello F23. La ricevuta del versamento va poi consegnata all’Agenzia delle Entrate;
  • una marca da bollo da 11,06€ per i diritti di cancelleria. Il costo può raggiungere i 33,18€ se la marca da bollo viene richiesta con urgenza.

Chi invece si rivolge ad un notaio dovrà anche sostenere l’onorario del professionista, oltre al pagamento delle imposte descritte sopra. Di norma, il costo totale della pratica tra le spese delle imposte e la parcella del notaio si aggira sui 750,00€, ma in certi casi può anche raggiungere i 1.000,00€.

Documentazione necessaria

La rinuncia all’eredità presso un Cancelliere del Tribunale richiede la presentazione di alcuni documenti fondamentali. Questa documentazione può anche essere presentata da un solo erede, mentre per la formalizzazione e la firma dell’atto è invece necessaria la presenza di tutti gli eredi che devono rinunciare. I documenti da presentare per la rinuncia all’eredità sono i seguenti:

  • certificato di morte, anche in forma di fotocopia;
  • documento d’identità valido e codice fiscale di chi intende rinunciare all’eredità;
  • certificato che riporta l’ultima residenza o domicilio del defunto;
  • copia del codice fiscale del defunto;
  • copia dell’eventuale testamento.

Inoltre, se tra i rinuncianti vi sono minorenni, persone dichiarate interdette o inabilitate, è necessario presentare la copia autentica dell’autorizzazione del giudice tutelare. Occorre infine ricordare che può anche essere presentata un’unica dichiarazione di rinuncia per ogni grado di parentela.

Rinuncia all’eredità: termini e scadenze

La Legge non chiarisce espressamente a quanto corrisponde il tempo utile per rinunciare all’eredità. Per questo motivo, la dottrina e la giurisprudenza hanno stabilito che la dichiarazione di rinuncia va effettuata entro 10 anni dall’apertura della successione che, di norma, corrisponde con la morte del defunto. Si tratta dello stesso periodo di tempo entro cui i chiamati all’eredità possono scegliere se accettare il patrimonio.

Questo termine può essere abbreviato se chiunque abbia interesse all’eredità chiede al tribunale dove si è aperta la successione di fissare una data entro cui il chiamato all’eredità deve decidere se accettare o meno quest’ultima. Scaduto questo termine, il chiamato all’eredità perde il diritto di accettare il patrimonio. Infine, occorre ricordare che il chiamato all’eredità che è già in possesso dei beni ereditari ha 3 mesi di tempo per fare l’inventario. Se questa scadenza non viene rispettata, allora il potenziale beneficiario assume la qualità di erede puro e semplice, secondo quanto disposto dall’articolo 485, secondo comma, del Codice Civile.

Domande frequenti

Chi può impugnare la rinuncia all’eredità?

La dichiarazione di rinuncia all’eredità può essere impugnata dal rinunciante stesso, dai suoi eredi o dai suoi creditori. I primi due possono impugnare la rinuncia quando questa è stata fatta a seguito di violenza o dolo, secondo quanto stabilito dall’articolo 526 del Codice Civile. I creditori, invece, promuovono la rinuncia all’eredità mediante un’azione giudiziaria quando il rinunciante ha causato loro un danno, anche senza aver integrato il reato di frode.

Chi subentra a seguito della rinuncia all’eredità?

In caso di rinuncia all’eredità, al soggetto rinunciatario subentrano i suoi discendenti, in base al principio della rappresentazione, come stabilito dall’articolo 467 del Codice Civile. Se, invece, il defunto ha inserito nel testamento una clausola di sostituzione in caso di rinuncia o prematura morte dell’erede, l'eredità passa ad sostituto designato.

Chi rinuncia all’eredità deve pagare l’imposta di successione?

Avendo la rinuncia all’eredità un effetto retroattivo, chi rinuncia e non accetta il patrimonio non deve pagare alcuna imposta e tassa di successione.

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